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Hobbes e lo Stato assoluto

 



La sua filosofia affonda le proprie radici in una riflessione sulla natura umana. Esso elabora una particolare concezione antropologica materialistica e arriva alla decisa affermazione dell’assolutismo in ambito politico.

 

Vivendo in uno dei periodi più sanguinosi della storia britannica, fu un sostenitore del dispotismo reale (re, secondo il diritto divino = potere assoluto), visto come un impedimento all'inevitabile caos che la società avrebbe dovuto affrontare in assenza di un governo monarchico l'unica fortezza.

 

Secondo il motto del poeta latino Plauto: homo homini lupus (ognuno è lupo di un altro), i suoi progetti politici derivavano anche da una visione pessimistica dell'umanità

Lo scopo del filosofo è quindi quello di formulare una dottrina politica sulla base della quale si possa organizzare una società civile ordinata e pacifica. Presupposto di partenza: Sono i sentimenti banali che governano l'animo umano (paura degli altri, debolezza ed egoismo) che giustificano il trasferimento di ogni potere individuale al Sovrano in cambio di pace e tranquillità

Hobbes tendeva a dimostrare che l'assolutismo politico è una necessità logica e razionale, e quindi il risultato di ragionare secondo metodi rigorosi

La teoria dell’assolutismo politico


Hobbes credeva che gli individui non avessero un istinto sociale naturale, e quindi la loro esistenza è caratterizzata da quello che viene chiamato uno "stato naturale", cioè uno stato primitivo precedente alla formazione della società. In essa, ogni individuo mira ad ottenere ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza e autoconservazione, perseguendo i propri interessi a spese degli altri. In questo caso i diritti dell'individuo non sono limitati perché ognuno può avere, usare e godere di tutto ciò che vuole e ha a sua disposizione. Pertanto, l'oppressione reciproca è inevitabile.

Il potere conferito all'autorità, il cui compito è di fare e far rispettare le leggi, deve essere assoluto per Hobbes. Nel suo stato assoluto, il filosofo diede il nome di "Leviathan", un mostro marino, una creatura terrificante e terrificante, la creatura più terrificante della terra. Questa setta ha senso perché il potere del sovrano è enorme. Coloro che rappresentano questa autorità sono chiamati sovrani, e come individui al di sopra di tutti gli altri cittadini sono chiamati sudditi. Hobbes ha spiegato che questo ruolo sovrano può essere svolto in due modi: il primo è l'uso della forza imponendo la propria autorità sugli altri; il secondo, al contrario, è un accordo tra persone che si sottomettono volontariamente per garantire la propria sopravvivenza. Il secondo modello costituisce uno stato politico o istituzionale, mentre il primo costituisce uno stato patriarcale.

 

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